Alcune ragioni per cui m’è piaciuto Jupiter Ascending dei Wachowski
Ok, il film è imperfetto e per molti versi banalotto, i personaggi sono piatti, certamente non all’altezza dei film di fantascienza che rimangono nella storia né del primo Matrix. Ma, a differenza di molti recensori nel mondo, io mi trovo dalla parte di quelli che hanno trovato il film complessivamente gradevole (sì, c’è anche chi la pensa come me ). Ancora una volta Rottentomatoes, con solo un 22% di approvazioni, è esagerato in negativo, come lo era per Interstellar in positivo. Non si possono tacere alcuni problemi, ma ci sono ragioni per cui il film merita di essere visto:
- Anzitutto, è un film per young adults. Dichiaratamente senza pretese. Poiché ho fatto un libro peryoung adults, chi sono io per criticare la scelta? La storia è dunque prevedibile, ma congegnata senza sbavature particolari.
- Il mondo/i mondi alternativi sono carini. I mostri pure. Gli androidi anche. Le astronavi pure. Lo scudo di Wise, i pattini che ricordano Tron e contemporaneamente anche lo skate di Ritorno al Futuro non sono male. Insomma, c’è del divertimento, dentro.
- Il cattivo interpretato dalla rivelazione dell’anno Eddie Redmayne rimane in mente.
- La storia per una volta non è ispirata a un fumetto, un romanzo, a un altro film: c’è il tentativo di costruire una mitologia originale, benché non particolarmente originale in assoluto, in quanto derivativa. Ma d’altra parte è il postmoderno, bellezza.
- Alcune questioni tematiche meritano una sottolineatura. Anzitutto, i cattivi non sono gli alieni. Sono gli umani. Sono gli umani che [SPOILER] allevano gli umani in pianeti periferici per farne un siero di giovinezza. Lo sfruttamento è infraspecie, e come metafora è molto più realistica e dura dei soliti alieni o dei soliti mostri venuti da fuori. La metafora dell’alieno è reazionaria, ci fa pensare che noi siamo i buoni e loro sono brutti e cattivi, anche se naturalmente dipende da come la si declina. L’idea alla base del film invece è molto più mostruosa e destabilizzante. Anche più di Matrix, dove è un’intelligenza artificiale a usare gli umani come improbabili batterie.
- Gli immigrati ci salveranno: la russa Mila Kunis è la copia genica della Regina, anche se pulisce i cessi sia prima che dopo il film (apprezzato il poco credibile fatto che se ne ritorni al suo quotidiano, almeno per ora).
- D’altra parte, proprio il personaggio di Mila Kunis è — purtroppo — spento: non fa niente, non sceglie, non cambia, non mostra forza, arguzia, anzi, viene sempre salvato dal mezzo cane. Un personaggio lagna. Ma è anche possibile che sia pensato così in vista di un possibile franchising: negli episodi successivi potrebbe emergere l’eroismo che qui non si è visto, e l’arco del personaggio compiersi in seguito. Anche perché di cattivi in piedi ne rimangono molti.
- Debole la premessa e tutta la storia del telescopio, che pure serve come elemento simbolico e tematico. Soprattutto poco credibile che la famiglia di quella che in Russia era un’insegnante universitaria di matematica sia composta tutta da buzzurroni poveracci. Ricorda la famiglia di “Ogni cosa è illuminata”… Divertente, ma non credibile.
In conclusione, la visione è meglio delle attese, con qualche idea apprezzabile, benché gli effetti speciali un po’ fracassoni e la musica un po’ troppo enfatica non mi abbiano detto molto. Ci sono le potenzialità perché questi personaggi crescano, però, magari anche in mano ad altri registi, o con sviluppi che potrebbero andare in diverse direzioni. Un film di setting, più che altro, che ha il difetto, a mio avviso, di essere costato un po’ troppo, e quindi di essere un azzardo sul piano commerciale. Per quel budget, poi, anche il lato narrativo avrebbe potuto essere migliore. Ciò non toglie che faccia il suo rilassante lavoro.